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Il “Nuovo” Metodo reticolare non idiomatico

Il Metodo Reticolare non Idiomatico messo a punto dal Maestro Vincenzo Marino trova la sua efficacia nel metodo di comunicazione fra direttore e cantore. La didattica reticolare non idiomatica applicata alla direzione del coro, corrisponde infatti ad una pedagogia del “fare essenziale”.

Strutturato e affinato dal maestro in un decennio di sperimentazioni nei suoi cori e nei numerosi corsi tenuti a livello internazionale, il nuovo Metodo prevede un approccio olistico su cui si costruisce un pensiero e un gesto che rinunciano alla comodità e alla certezza di un paradigma statico e alla segmentazione dei concetti.

Rinunciare alla sicurezza di un gesto rigido e univoco, potrebbe sembrare voler sostituire una certezza con un’ingestibile anarchia. Si tratta invece di un dialogo, ricco di dettagli forniti ai cantori per guidarli in consapevolezza verso la loro massima capacità espressiva e comunicativa. Una didattica, quella reticolare, che tende ad integrare la dimensione cognitiva con quella affettiva, sociale e culturale. La didattica reticolare rende il gesto del direttore adatto alla rappresentazione del materiale musicale, alla complessità della realtà e dei legami che intrecciano i diversi elementi in relazione reciproca.

Questo modello si fonda proprio sull’integrazione dei singoli elementi che giungeranno così al fenomeno complesso come elaborazione personale di dati interattivi, costruisce percorsi individuali, ramificati e reticolari, in cui non esiste una gerarchizzazione degli elementi di conoscenza, ma sono le interconnessioni reciproche messe in gioco tra i vari elementi ad avere importanza.

Questo ne fa, a mio avviso, una delle metodologie dagli aspetti più sperimentali, perché presenta la consapevolezza che non esistono strade univoche da adattare alle singole capacità degli studenti, dato che è un percorso aperto e flessibile, il più coerente possibile allo stile cognitivo dei singoli allievi direttori.

Questa è un’innovazione pedagogica che disorienta chi non è disponibile a concepire la scuola di direzione come scienza del cambiamento, ma piace molto a chi vuole avere strumenti di comunicazione vari ed efficaci. Implica due autonomie cognitive in nome della creatività: quella del direttore e quella dei cantori.

Riporto una frase del pedagogista Edgar Morin rivolta a coloro che intraprendono il mio metodo: “Per raggiungere il punto che non conosci, devi prendere la strada che non conosci”. Il punto centrale della mia didattica è quindi di trasmettere non del puro sapere, ma la cultura che è insita nei brani e che ruota intorno alla musica corale per far sì che ci permetta di comprendere la nostra condizione e di aiutarci a vivere e far vivere, di pensare e far pensare in modo aperto e libero. Trovo che questa debba essere la mission di ogni artista.

M° Vincenzo Marino, direttore artistico dell’Ass. Coralica

L’altra caratteristica del metodo: l’essere non idiomatico si traduce in un approccio alla gestualità non ortodosso che mira alla essenzialità e alla aderenza alla natura del brano da dirigere, ma soprattutto alla gestione non meccanica o esclusivamente metrica del tempo. Il tempo del direttore è quello della intuizione del pensiero, che nasce prima, il tempo dell’esecutore è una lettura di questo pensiero.

Applicare la didattica reticolare non idiomatica, significa accettare il pensiero delle “incertezze pertinenti” che consente al direttore di intervenire realmente nel brano anche durante l’esecuzione, così da ritornare ad essere in grado di esercitare su chi la fruisce una virtuosa “seduzione estetica”.